Ricezione, traduzione, riviste by Daniel Raffini
Sapienza Università Editrice , 2021
Come si spiega la compresenza negli anni Trenta tra l’autarchia culturale imposta dal regime e l’... more Come si spiega la compresenza negli anni Trenta tra l’autarchia culturale imposta dal regime e l’incremento delle traduzioni? Chi furono i veri protagonisti della scoperta delle letterature straniere in Italia? Come si è formato il nuovo canone della letteratura europea nell’Italia tra le due guerre? Quali rapporti si stabilirono tra gli intellettuali e il potere in relazione alla ricezione delle letterature straniere? Il presente studio cerca di dare risposta a domande di questo tipo, attraverso l’analisi di alcune delle principali riviste culturali attive tra le due guerre: «La Ronda», «Il Convegno», «Energie Nove», «La Rivoluzione Liberale», «Il Baretti», «La Cultura», «La Fiera Letteraria», «900», «Solaria», «Circoli», «Letteratura», «Campo di Marte», «Corrente». La ricerca si muove intorno tre linee di investigazione: il dibattito sull’europeismo testimoniato sulle riviste; l’effettiva ricezione degli autori stranieri, anche in termini quantitativi; i rapporti degli intellettuali e delle riviste con il potere. Attraverso il dialogo tra questi elementi si è voluto riportare alla luce il lavoro sommerso di una generazione di critici, scrittori e intellettuali che contribuirono a gettare le basi culturali per la rifondazione della cultura nazionale in chiave europeista, tappa fondamentale per i successivi sviluppi della letteratura italiana del Novecento.
La funzione Joyce nel romanzo italiano, a cura di Massimiliano Tortora e Annalisa Volpone, 2022
p. 12. Il libro ripercorre le tappe della ricezione di Joyce nella critica italiana e offre un'ut... more p. 12. Il libro ripercorre le tappe della ricezione di Joyce nella critica italiana e offre un'utile bibliografia degli scritti apparsi in rivista.
Annali d'Italianistica, 2020
A partire dall’analisi di scritti teorici e programmatici apparsi su riviste attive negli anni Ve... more A partire dall’analisi di scritti teorici e programmatici apparsi su riviste attive negli anni Venti e Trenta, il saggio analizza come gli intellettuali italiani, affrancandosi progressivamente da un nazionalismo di stampo italocentrico, arrivino ad auspicare un rinnovamento della letteratura italiana basato sulla traduzione e la ricezione degli autori europei e statunitensi contemporanei. In questo modo si crea una terza via, alternativa alla negazione avanguardistica e all’autarchia del regime, che si rifà alla tradizione europea e alle esperienze del modernismo e della poesia pura. Su questo modello andrà a crearsi la nuova idea di letteratura nazionale, per cui ha un ruolo determinante la pratica
traduttoria.
"Quaderni del '900", 2018
A partire dai documenti epistolari presenti negli archivi di Miguel de Unamuno e José Ortega y Ga... more A partire dai documenti epistolari presenti negli archivi di Miguel de Unamuno e José Ortega y Gasset, l’articolo fa luce su alcuni episodi legati alla ricezione della letteratura spagnola in Italia, in particolar modo nelle riviste, con lo scopo di individuare alcuni nodi della rete di contatti che si stabilì nei primi decenni del secolo tra Italia e Spagna e che è alla base della successiva riscoperta della letteratura spagnola in Italia.
L. Bachelet, F. Golia, E. Ricceri, E.M. Rossi (eds.), Contesti, forme e riflessi della censura Creazione, ricezione e canoni culturali tra XVI e XX secolo, Roma, Sapienza Università Editrice, 2020, pp. 149-164.
«Echo des études romanes», Vol. XVI, No. 1, 2020, pp. 73-84
En): The aim of this essay is to highlight some moments of Leopardi's reception in the Italian ma... more En): The aim of this essay is to highlight some moments of Leopardi's reception in the Italian magazines of the period between the two World Wars, the starting point for the reception of the poet during the twentieth century. Starting from the central role played by the magazine «La Ronda», the essay will move on through the analysis of Leopardian reception in magazines whose contribution has been less studied, such as «La Fiera Letteraria», «Il Selvaggio» e «Il Frontespizio». Each magazine tried to link Leopardian poetic to his own artistic and political ideal. Beyond ideological intentions, Leopardi's reception in the 1920s and 1930s shows the rediscovery of minor works and prose and the willingness to insert the poet into the canon of Italian literature.
Vincenzo Consolo by Daniel Raffini
D. Raffini, «Il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore». Vincenzo Consolo e la difficoltà della narrazione, «Campi Immaginabili», n. 60-61, a. 2019, pp. 353-365., 2019
Gli abbonamenti non disdetti trenta giorni prima della scadenza, si intendono rinnovati automatic... more Gli abbonamenti non disdetti trenta giorni prima della scadenza, si intendono rinnovati automaticamente. I fascicoli non pervenuti all'abbonato, dovranno essere reclamati entro 15 giorni dalla ricezione del fascicolo successivo. Tutti i diritti di riproduzione e traduzione sono riservati. La collaborazione è aperta a tutti gli studiosi, ma la Direzione si riserva a suo insindacabile giudizio la pubblicazione degli articoli inviati. Gli autori degli articoli ammessi alla pubblicazione non avranno diritto a compenso per la collaborazione. Riceveranno un fascicolo gratuito della rivista e un estratto in formato elettronico del proprio articolo. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Saggi da pubblicare, libri (possibilmente in duplice copia) da recensire e comunicazioni varie vanno inoltrati a:
Juan Rodolfo Wilcock by Daniel Raffini
D. Raffini, Juan Rodolfo Wilcock e la filosofia del linguaggio di Wittgenstein, in M. Carcione, M. Esposito, S. Mauriello, L. A. Nappi, L. Saverna (eds.), Lo scaffale degli scrittori: la letteratura e gli altri saperi, Roma, Sapienza Università Edirice, 2021, pp. 215-228., 2021
Mosaico Italiano, ISSN 21759537, 2020
Nella quarta di copertina della riedizione de Los traidores del 1988, Silvina Ocampo – riferendos... more Nella quarta di copertina della riedizione de Los traidores del 1988, Silvina Ocampo – riferendosi alla collaborazione con Wilcock per la stesura del dramma – scrive: «Nos gustaba la historia romana, tan rara y actual, donde los protagonistas se aman y se detestan, nunca dicen lo que piensan y dicen cosas absurdas». Roma antica è dunque presente nell’immaginario wilcockiano fin dagli anni argentini, quando si dedica con Silvina Ocampo alla stesura de Los traidores, dramma ambientato nel III secolo d.C. ai tempi di Caracalla, che mette in scena la serie di tradimenti e congiure che vanno dall’incoronazione alla morte dell’imperatore. Agli stessi anni deve risalire anche la stesura di Didone, altra tragedia di argomento romano – ma inserita in una cornice contemporanea – che verrà pubblicata solo nel 1962 nel volume Teatro in prosa e in versi. La Roma letta nei libri di storia antica e riscritta attraverso il filtro del teatro shakespeariano passa dall’essere un luogo dell’immaginario a un luogo vissuto dopo il trasferimento dello scrittore nella città capitolina. Fin da subito è presente in Wilcock una doppia visione di Roma, come racconta Giacinto Spagnoletti in un articolo del 1990: Pareva affascinato dalla civiltà papalina, in una città che si ostinava a vedere bellissima (e fin qui nessuno gli dava torto), ma anche “una delle città più comode e tolleranti del mondo”. Da una parte c’era lo splendido Vaticano, con i suoi riti e i suoi orpelli aulici e coloriti […] dall’altra il fascino notturno della stazione Termini, animata dai ragazzi mercenari che gli incendiavano i sensi. Roma gode dei suoi favori per un certo tempo. Credo che pochi scrittori stranieri l’abbiano conosciuta e apprezzata quanto lui.
on 8 febbraio 2018 by redazionepoetarum. Lascia un commento BLOG SU WORDPRESS.COM.
Mosaico Italiano, ISSN 21759537, 2020
Apolide letterario, iconoclasta dei generi, reinventore del quotidiano, umorista
allucinatorio, v... more Apolide letterario, iconoclasta dei generi, reinventore del quotidiano, umorista
allucinatorio, virtuoso del concetto, deformatore grottesco, riscrittore di se stesso,
satiro iperbolico, creatore di critici eteronomi, lettore eterodosso dei segni del
tempo: sono solo alcune delle definizioni, proposte nei saggi a seguire, e in altri
che saranno ospitati in un prossimo numero, che disegnano la figura eccentrica
e poliedrica di Juan Rodolfo Wilcock, autore argentino naturalizzatosi italiano. E
nello scollinare la soglia di questo nuovo anno, Mosaico può celebrarne un centenario
anomalo, diciamo un 2019+1, alla maniera del 1912+1 sciasciano modulato
da D’Annunzio, o del 18 trasformato in 1+8 di un ex giocatore sudamericano (così
rimaniamo dentro i nostri confini di testata), che era un altro modo per vestire il
9 destinato ad un suo più illustre collega di team, Ronaldo (il Fenomeno). Ecco,
magari questa commistione, un po’ sacrilega e irriverente, potrebbe ben interpretare
lo spirito del nostro.
Wilcock si trasferisce definitivamente in Italia cominciando a scrivere in italiano e
entrando a far parte a tutti gli effetti della storia letteraria del belpaese, alla fine
degli anni Cinquanta, con una serie già considerevole di opere scritte o pubblicate
in spagnolo, che vanno dalla poesia, alla prosa, al teatro. Ma «accanto al “trasloco
reale di casa, lingua, cultura” (che però significherà per lui, in perfetta coerenza
con l’immagine di sé che ci ha lasciato, muoversi all’insegna della sinergia,
della contaminazione, dell’osmosi, pur dentro una visione se non propriamente
polemica, naturalmente anticonformistica) agisce in Wilcock un’altra e più intima
specie di trasloco, che coinvolge la sua letteratura dall’interno: quella della transazione,
all’insegna di un’intertestualità endogena, che trascorre lungo i diversi
livelli dell’autocitazione e della riscrittura vera e propria». E nella grande opera
creativa che viene così a costituirsi l’autore giunge a toccare «tutte le corde di
uno strumento espressivo tanto personale quanto evocativo delle “dissonanze”
epocali di cui il Novecento si è fregiato: dall’invettiva al grottesco, dal fantastico
all’assurdo, dal macabro allo gnomico, dal lirismo agli algori della matematica e
della filosofia del linguaggio».
Le citazioni utilizzate sono già debitrici dei saggi qui raccolti, nonché di un prossimo
dossier sull’autore a cura di Andrea Gialloreto, incentrati su alcuni snodi critici
e tematici che attraversano sincronicamente e sinergicamente la produzione
wilcockiana. Sono essi riassumibili in alcuni poli di tensioni: quale realtà? quale
lingua? quale autorialità? quali frontiere? Oppure, basterebbe rimescolarli tutti
nei versi autografi riportati nel titolo.
Abbiamo lasciato per ultimo i dovuti crediti: questo numero non esisterebbe senza
il bellissimo convegno su Wilcock organizzato all’Università d’Annunzio di Chieti,
il 5-6 dicembre scorso, da Andrea Gialloreto e Stefano Tieri, nell’ambito del
progetto internazionale “Archivi reali e immaginari tra Italia e America Latina”. I
testi qui riuniti rappresentano appunto il primo risultato delle intense giornate
di discussione tra alcuni dei maggiori specialisti dell’opera wilcockiana. Buona
lettura, allora, e buon 2020!
Wilcock e l’unicorno metabolico
Roberto Barbolini
L’«Affondamento» di Robinson
Srecko Jurisic
La reinvenzione del quotidiano, tra cronache, microstorie e vite immaginarie
Andrea Santurbano
L’abominevole realtà?
Giorgio Nisini
Gli avverbi di Wilcock
Raffaele Manica
L’altra lingua di J. Rodolfo Wilcock
Marco Carmello
Tradurre, tradursi
Roberto Deidier
L’autotraduzione nella produzione letteraria di Wilcock: descrizione di un problema
Jeremías Bourbotte
La Roma di Wilcock tra i «candelieri d’oro» e la «palude eterna»
Daniel Raffini
Lalla Romano by Daniel Raffini
Studium, 2018
Il saggio è un primo approccio allo studio del metodo di lavoro di Lalla Romano. Spesso nei testi... more Il saggio è un primo approccio allo studio del metodo di lavoro di Lalla Romano. Spesso nei testi teorici e nella pratica letteraria Lalla Romano ha affermato l’importanza di una scrittura essenziale, che dica le cose con il minimo di parole possibili. Entrare nell’archivio della scrittrice permette di capire come questa operazione avvenga nella pratica e quanto l’auto-riscrittura rappresenti per Lalla Romano un metodo di lavoro. Si propone come caso di studio il percorso genetico di Diario di Grecia (1960), attraverso lo studio dei materiali manoscritti e dattiloscritti presenti nell’archivio della scrittrice. La ricostruzione della genesi del testo permette di proporre riflessioni intorno alla poetica di Lalla Romano e all’approccio con il genere del diario.
La antología acoge textos de Ada Negri, Elsa Morante, Dacia Maraini, Armanda Guiducci, Lalla Roma... more La antología acoge textos de Ada Negri, Elsa Morante, Dacia Maraini, Armanda Guiducci, Lalla Romano. El criterio de selección de los textos podría responder al tema compartido en todas ellas de la representación de la mujer, desde un prisma de rebeldía, anticonformismo o abierta oposición a las normas y estereotipos, o la afirmación de ellas mismas como poetas y por lo tanto, la afirmación también de su derecho a escribir y permanecer en la cultura. Ambos temas pueden considerarse como pertenecientes al debate filosófico de la Querella de las Mujeres, que desde la Edad Media-Humanismo recorre Italia a través de la obra de las poetas.
Forte è la tentazione di cercare un momento iniziale, originario ed epifanico, che si ponga come ... more Forte è la tentazione di cercare un momento iniziale, originario ed epifanico, che si ponga come punto di partenza delle parabole dei grandi scri ori. Se nel caso di Lalla Romano volessimo cedere a questa tentazione, dovremmo citare l'incontro con Eugenio Montale nel 1940 in un bar di Forte dei Marmi, così raccontato dalla stessa Romano:
Gianni Celati by Daniel Raffini
In Natura Società Letteratura, Atti del XXII Congresso dell'ADI-Associazione degli Italianisti (B... more In Natura Società Letteratura, Atti del XXII Congresso dell'ADI-Associazione degli Italianisti (Bologna, 13-15 settembre 2018)
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Ricezione, traduzione, riviste by Daniel Raffini
traduttoria.
Vincenzo Consolo by Daniel Raffini
Juan Rodolfo Wilcock by Daniel Raffini
allucinatorio, virtuoso del concetto, deformatore grottesco, riscrittore di se stesso,
satiro iperbolico, creatore di critici eteronomi, lettore eterodosso dei segni del
tempo: sono solo alcune delle definizioni, proposte nei saggi a seguire, e in altri
che saranno ospitati in un prossimo numero, che disegnano la figura eccentrica
e poliedrica di Juan Rodolfo Wilcock, autore argentino naturalizzatosi italiano. E
nello scollinare la soglia di questo nuovo anno, Mosaico può celebrarne un centenario
anomalo, diciamo un 2019+1, alla maniera del 1912+1 sciasciano modulato
da D’Annunzio, o del 18 trasformato in 1+8 di un ex giocatore sudamericano (così
rimaniamo dentro i nostri confini di testata), che era un altro modo per vestire il
9 destinato ad un suo più illustre collega di team, Ronaldo (il Fenomeno). Ecco,
magari questa commistione, un po’ sacrilega e irriverente, potrebbe ben interpretare
lo spirito del nostro.
Wilcock si trasferisce definitivamente in Italia cominciando a scrivere in italiano e
entrando a far parte a tutti gli effetti della storia letteraria del belpaese, alla fine
degli anni Cinquanta, con una serie già considerevole di opere scritte o pubblicate
in spagnolo, che vanno dalla poesia, alla prosa, al teatro. Ma «accanto al “trasloco
reale di casa, lingua, cultura” (che però significherà per lui, in perfetta coerenza
con l’immagine di sé che ci ha lasciato, muoversi all’insegna della sinergia,
della contaminazione, dell’osmosi, pur dentro una visione se non propriamente
polemica, naturalmente anticonformistica) agisce in Wilcock un’altra e più intima
specie di trasloco, che coinvolge la sua letteratura dall’interno: quella della transazione,
all’insegna di un’intertestualità endogena, che trascorre lungo i diversi
livelli dell’autocitazione e della riscrittura vera e propria». E nella grande opera
creativa che viene così a costituirsi l’autore giunge a toccare «tutte le corde di
uno strumento espressivo tanto personale quanto evocativo delle “dissonanze”
epocali di cui il Novecento si è fregiato: dall’invettiva al grottesco, dal fantastico
all’assurdo, dal macabro allo gnomico, dal lirismo agli algori della matematica e
della filosofia del linguaggio».
Le citazioni utilizzate sono già debitrici dei saggi qui raccolti, nonché di un prossimo
dossier sull’autore a cura di Andrea Gialloreto, incentrati su alcuni snodi critici
e tematici che attraversano sincronicamente e sinergicamente la produzione
wilcockiana. Sono essi riassumibili in alcuni poli di tensioni: quale realtà? quale
lingua? quale autorialità? quali frontiere? Oppure, basterebbe rimescolarli tutti
nei versi autografi riportati nel titolo.
Abbiamo lasciato per ultimo i dovuti crediti: questo numero non esisterebbe senza
il bellissimo convegno su Wilcock organizzato all’Università d’Annunzio di Chieti,
il 5-6 dicembre scorso, da Andrea Gialloreto e Stefano Tieri, nell’ambito del
progetto internazionale “Archivi reali e immaginari tra Italia e America Latina”. I
testi qui riuniti rappresentano appunto il primo risultato delle intense giornate
di discussione tra alcuni dei maggiori specialisti dell’opera wilcockiana. Buona
lettura, allora, e buon 2020!
Wilcock e l’unicorno metabolico
Roberto Barbolini
L’«Affondamento» di Robinson
Srecko Jurisic
La reinvenzione del quotidiano, tra cronache, microstorie e vite immaginarie
Andrea Santurbano
L’abominevole realtà?
Giorgio Nisini
Gli avverbi di Wilcock
Raffaele Manica
L’altra lingua di J. Rodolfo Wilcock
Marco Carmello
Tradurre, tradursi
Roberto Deidier
L’autotraduzione nella produzione letteraria di Wilcock: descrizione di un problema
Jeremías Bourbotte
La Roma di Wilcock tra i «candelieri d’oro» e la «palude eterna»
Daniel Raffini
Lalla Romano by Daniel Raffini
Gianni Celati by Daniel Raffini
traduttoria.
allucinatorio, virtuoso del concetto, deformatore grottesco, riscrittore di se stesso,
satiro iperbolico, creatore di critici eteronomi, lettore eterodosso dei segni del
tempo: sono solo alcune delle definizioni, proposte nei saggi a seguire, e in altri
che saranno ospitati in un prossimo numero, che disegnano la figura eccentrica
e poliedrica di Juan Rodolfo Wilcock, autore argentino naturalizzatosi italiano. E
nello scollinare la soglia di questo nuovo anno, Mosaico può celebrarne un centenario
anomalo, diciamo un 2019+1, alla maniera del 1912+1 sciasciano modulato
da D’Annunzio, o del 18 trasformato in 1+8 di un ex giocatore sudamericano (così
rimaniamo dentro i nostri confini di testata), che era un altro modo per vestire il
9 destinato ad un suo più illustre collega di team, Ronaldo (il Fenomeno). Ecco,
magari questa commistione, un po’ sacrilega e irriverente, potrebbe ben interpretare
lo spirito del nostro.
Wilcock si trasferisce definitivamente in Italia cominciando a scrivere in italiano e
entrando a far parte a tutti gli effetti della storia letteraria del belpaese, alla fine
degli anni Cinquanta, con una serie già considerevole di opere scritte o pubblicate
in spagnolo, che vanno dalla poesia, alla prosa, al teatro. Ma «accanto al “trasloco
reale di casa, lingua, cultura” (che però significherà per lui, in perfetta coerenza
con l’immagine di sé che ci ha lasciato, muoversi all’insegna della sinergia,
della contaminazione, dell’osmosi, pur dentro una visione se non propriamente
polemica, naturalmente anticonformistica) agisce in Wilcock un’altra e più intima
specie di trasloco, che coinvolge la sua letteratura dall’interno: quella della transazione,
all’insegna di un’intertestualità endogena, che trascorre lungo i diversi
livelli dell’autocitazione e della riscrittura vera e propria». E nella grande opera
creativa che viene così a costituirsi l’autore giunge a toccare «tutte le corde di
uno strumento espressivo tanto personale quanto evocativo delle “dissonanze”
epocali di cui il Novecento si è fregiato: dall’invettiva al grottesco, dal fantastico
all’assurdo, dal macabro allo gnomico, dal lirismo agli algori della matematica e
della filosofia del linguaggio».
Le citazioni utilizzate sono già debitrici dei saggi qui raccolti, nonché di un prossimo
dossier sull’autore a cura di Andrea Gialloreto, incentrati su alcuni snodi critici
e tematici che attraversano sincronicamente e sinergicamente la produzione
wilcockiana. Sono essi riassumibili in alcuni poli di tensioni: quale realtà? quale
lingua? quale autorialità? quali frontiere? Oppure, basterebbe rimescolarli tutti
nei versi autografi riportati nel titolo.
Abbiamo lasciato per ultimo i dovuti crediti: questo numero non esisterebbe senza
il bellissimo convegno su Wilcock organizzato all’Università d’Annunzio di Chieti,
il 5-6 dicembre scorso, da Andrea Gialloreto e Stefano Tieri, nell’ambito del
progetto internazionale “Archivi reali e immaginari tra Italia e America Latina”. I
testi qui riuniti rappresentano appunto il primo risultato delle intense giornate
di discussione tra alcuni dei maggiori specialisti dell’opera wilcockiana. Buona
lettura, allora, e buon 2020!
Wilcock e l’unicorno metabolico
Roberto Barbolini
L’«Affondamento» di Robinson
Srecko Jurisic
La reinvenzione del quotidiano, tra cronache, microstorie e vite immaginarie
Andrea Santurbano
L’abominevole realtà?
Giorgio Nisini
Gli avverbi di Wilcock
Raffaele Manica
L’altra lingua di J. Rodolfo Wilcock
Marco Carmello
Tradurre, tradursi
Roberto Deidier
L’autotraduzione nella produzione letteraria di Wilcock: descrizione di un problema
Jeremías Bourbotte
La Roma di Wilcock tra i «candelieri d’oro» e la «palude eterna»
Daniel Raffini
urbano e le mutazioni del corpo della popolazione che lo abita nelle opere degli anni Ottanta di Gianni Celati, con una particolare attenzione alla relazione tra opere di fiction, come Quattro novelle sulle apparenze e Narratori delle pianure, e il diario di viaggio Verso la foce. In entrambi i casi si nota uno sfaldamento del confine tra interno ed esterno, che si
manifesta nel caso della città in una fusione con la campagna e nel caso delle persone in una percezione esterna del corpo. Il saggio si concentra poi sui luoghi dell!abitare e sulla relazione che i luoghi e le persone instaurano con la componente temporale, facendo riferimento in particolare agli studi di Gaston Bachelard e Marc Augé.
letteratura e immagine.
http://www.sussex.ac.uk/languages/newsandevents/italianstudiesconference
L'intervento si inserisce all'interno del convengo Eredità Dantesche, organizzato dall'associazione Ricerca Continua (Università Tor Vergata)